Ripartiamo, insieme in sicurezza.

Regate e principio di precauzione Il principio di precauzione è il fondamento del diritto della paura. Quando la paura di una minaccia terribile bussa alla porta, si deve fare tutto ciò che è necessario per allontanare questa minaccia. Anche se non si conosce quanto questa minaccia sia effettivamente ragionevole, se alla paura si accompagna un rischio concreto, se i benefici che le misure che stiamo per adottare siano proporzionali al pericolo che si sta fronteggiando. L’unica cosa che conta, in questi casi, è la percezione di un rischio imminente. Negli ultimi due anni abbiamo vissuto all’interno del principio di precauzione. Magari senza saperlo, senza avere letto Sunstein o le comunicazioni della Commissione dell’Unione Europea. E’ diventato l’argomento delle prime pagine dei giornali. Adesso, però, la minaccia è diventata diversa. La vera minaccia è diventata di dimenticare tutto quello che esiste al di fuori della paura. Di dimenticare ciò che sarebbe stato importante in un mondo normale, in una Repubblica che non fosse divisa in colori, come un semaforo senza il verde, ma solo con il rosso e diverse sfumature di arancione. Il principio di precauzione, adesso, ha dinanzi un pericolo diverso dalla pandemia e più sottile, più complicato da fronteggiare. Il rischio dell’abitudine alla pandemia, dell’abitudine a vivere lontani dalle libertà costituzionali, della paura per la propria salute come criterio di condotta generale e pervasivo. Per questa ragione, quest’anno, se sarà legalmente possibile, ci sarà la Regata dell’Accademia. Perché sono 140 anni dalla fondazione dell’Accademia Navale di Livorno. Perché se fossimo in un anno normale nessuno lo avrebbe dimenticato. E perché non possiamo permetterci di dimenticare le cose importanti. Che sono anche riprendere il timone delle nostre imbarcazioni in mano, issare le vele e cercare il miglior angolo per percorrere una rotta bellissima: Livorno, Porto Cervo, Capri e, di nuovo, Livorno.